lunedì 24 maggio 2010

LA SQUADRA CHE NON C’E’ PIU’

di Gianpietro Mazzeni

E’ doloroso dover ammettere una sconfitta, ma mi sono visto scivolare tra le dita una squadra con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua. Se andiamo ad analizzare gli ultimi 4/5 mesi la situazione è andata peggiorando in maniera incredibile. Sotto i miei occhi e senza che riuscissi neanche a muovere un dito.
Perché tutto questo? Che giustificazioni vi possono essere dietro questa improvvisa debacle? A sentire i ragazzi di giustificazioni ve ne sono a iosa. A parlare con chi vive a contatto diretto con loro la situazione sembra determinata dalla immaturità che essi dimostrano di fronte ad ostacoli che, come tutti i giovani di oggi, non vogliono affrontare. Oppure che non sono in grado di affrontare.
Sia chiaro che sono tutti ragazzi di ottime qualità morali, con cui si sta bene assieme, con cui si ride con grande allegria.
Ma poi se vai a guardare nel fondo delle loro personalità ti accorgi della grande fragilità che li attraversa. Non vogliono assumersi responsabilità, non riescono ad organizzarsi la vita e si trincerano dietro la più facile delle scuse: la scuola. Come se il mondo si fermasse quando uno va a scuola. Domenica, andando a visionare la zona del ritiro di fine agosto, ho avuto una lunga chiacchierata con una persona di grande onestà intellettuale e anche lui mi confortava in questa idea. Lui, anzi, coniava per l’occasione una frase che la dice lunga: sono dei “fancazzisti”. Fino a quando con l’acqua alla gola non si mettono a remare come dei pazzi per rimettere la barca in rotta. Sono privi di passioni, vivono alla giornata, non si programmano il tempo, non riescono a darsi delle priorità. Speravo di aver creato un minimo di mentalità da uomo di sport, speravo di aver loro trasmesso il senso della fatica, del sacrificio, la fiducia in loro stessi, la capacità di lottare contro i propri limiti. Invece mi accorgo di aver quasi “perso del tempo”, se addirittura non sono riuscito neanche a conquistare la loro fiducia, al punto di non aver il coraggio di confidarmi le loro difficoltà.

1 commento:

Unknown ha detto...

caro Giampiero,
non ti conosco, so solo che per l'Orienteering in Italia sei stato importante (peccato, per me, averlo scoperto solo 10 anni fa, quando di anni ne avevo già 52...)
comprendo il tuo rammarico, che quasi è un dolore, per una 'squadra che non c'è più'...
se dai un'occhiata ai dati Fiso e in particolare allo stato degli iscritti nelle varie DSA Coni (che ho riassunto per il sito fisolombardia comitato verbali allegato consulta) hai netta la sensazione che quella che sta emergendo è una società oltre che di 'fanc...sti' anche e soprattutto di sedentari, dediti a 'sport' che non capisco come mai rientrino nelle DSA...
un cordialissimo saluto (sono veneto anch'io, di VR, ma trapiantato a MI dal '71)
Mariano Maistrello - PPN (MB)